Mondi abitabili

lassù-oltre-il-blu-mondi-abitabiliLeggendo delle ultime scoperte in campo astronomico ci si convince sempre più che la Terra sia solo uno dei tanti mondi abitabili che si sono venuti a creare in conseguenza del Big Bang, accaduto circa 15 miliardi di anni fa. In un istante si sono venuti a formare dal nulla lo spazio, il tempo e l’insieme di costanti naturali che poi, attraverso una serie incredibile di coincidenze, hanno contribuito in maniera determinante alla nascita e allo sviluppo della vita intelligente sulla Terra. Costanti naturali che se fossero state anche solo leggermente diverse non avrebbero certamente potuto svolgere un così aulico compito. Pensiamo, ad esempio, alla velocità di propagazione della luce: circa 300.000 km al secondo e 9.463 miliardi di km in un anno; con questi valori, la luce solare arriva sulla Terra in circa 8 minuti, dopo aver compiuto un viaggio di 150 milioni di km! Ovvio che venga da chiedersi che cosa avrebbe mai potuto accadere se tali valori di partenza, riferiti alle costanti naturali, fossero stati anche solo un po’ diversi. Ritenete che avremmo avuto le stesse possibilità? E ancora, se le spaventose forze elettromagnetiche che tengono uniti gli atomi fossero state distribuite in maniera diversificata, sarebbe stato possibile avere ugualmente la nascita di una qualche forma vivente in grado di evolversi in maniera intelligente?

UNICITÀ DELLE COINCIDENZE

Se ci perdessimo a riflettere sul principio dell’unicità delle coincidenze, osservandolo solo ed esclusivamente dal punto di vista dei detrattori della diffusione della vita nell’Universo, sembrerebbe quasi un paradosso credere il contrario. Tuttavia, lo stesso criterio di partenza, ovvero l’apparente unicità delle coincidenze, consente di teorizzare un ragionamento esattamente opposto: affinché si formi quella precisa sommatoria di condizioni in grado di generare la nascita e lo sviluppo della vita intelligente, dobbiamo ammettere che la Natura abbia compiuto (e continui a compiere) esperimenti su esperimenti, in una corsa pressoché infinita di modifiche su modifiche. In tal modo, sarebbe veramente dimostrato che potrebbe esistere un destino superiore che si deve compiere e quindi dovrebbe pure esistere un fine ultimo a cui tutto tende, poiché il modello prospettato è di ordine semplicemente matematico: ovvero, esiste la probabilità statistica che lo sviluppo della vita in forma intelligente sia semplicemente uno dei tanti casi fra gl’infiniti esperimenti tentati dalla Natura.

UN EVENTO NATURALE

In tale ottica, noi saremmo solo uno dei tanti mondi abitabili poiché l’evento che ha determinato la nascita e lo sviluppo di vita intelligente sulla Terra non è né unico né irripetibile, ma solo uno dei tanti esperimenti naturali ottimamente riusciti. Ecco perché credo che la vita nell’Universo esista ovunque, in quanto essa è solo un un evento naturale e non un fatto eccezionale. La scienza ufficiale non ha però questa certezza e segue altre strade: mentre i biologi vanno alla ricerca di forme di vita batterica sui pianeti extrasolari, gli astronomi si dedicano sia alla ricerca di pianeti extrasolari che presentino forme di vita almeno batteriche sia alla ricerca di un segnale intelligente proveniente dagli spazi più profondi.

LE SCOPERTE DELLA BIOLOGIA

I biologi vanno ricercando una forma di vita estremamente semplice, come quella rappresentata dai batteri estremofili che sono in grado di resistere, di svilupparsi e di riprodursi in assoluta normalità, pur in condizioni di vita proibitive per noi umani, quali: il buio assoluto, il caldo ed il freddo estremi o la pressione spropositata. Studiando queste forme viventi, essi hanno innanzitutto scoperto che lo spazio necessario per la vita è davvero ridottissimo in quanto in soli 20 milionesimi di millimetro c’è racchiuso tutto il necessario per la vita e la riproduzione (DNA, enzimi, lipidi, ecc.); oltre a ciò, hanno anche capito che gli aminoacidi, o “mattoni della vita”, formano le proteine solo legandosi nel giusto ordine, che non si sa quanto sia casuale e nemmeno fino a che punto sia legato al sistema di istruzioni ma che, di fatto, determina la presenza di strutture ordinate che, seppur disposte alla rinfusa, sono in grado di combinarsi fra loro nel modo più giusto. Infine, la biologia ha scoperto che la vita potrebbe anche svilupparsi sul silicio, in quanto e stato dimostrato che si possono generare reazioni simili a quelle organiche su catene di silicio in ammoniaca liquida. Per contro, l’ammoniaca pura che si trova allo stato liquido è compresa fra – 33° e -78° e ciò crea, inevitabilmente, un enorme vantaggio per la vita sul carbonio il quale, tra l’altro, può formare un numero di composti decisamente superiore. Ovviamente lo sappiamo tutti che la biologia coltivano la segreta speranza che l’Evoluzione sia un processo universale e non un evento unico, irripetibile e casuale; essi vanno quindi alla ricerca di un esempio concreto, anche elementare, di vita su altri mondi e, in modo particolare, dentro al nostro stesso Sistema Solare. Purtroppo coltivano anche un dubbio poiché ancora nessuno è riuscito a dimostrare come dalla semplice materia sia potuta sorgere la vita: se pensiamo, infatti, al batterio più semplice, ci troviamo di fronte ad un sistema chimico così complicato da far esclamare al fisiologo belga Christian de Duve, premio Nobel nel 1974 per i suoi studi di biologia cellulare, “che la Natura faccia convogliare obbligatoriamente la materia verso la generazione di molecole organiche complesse“.

DUE PASSI NELL’ASTRONOMIA

È certamente una bella sfida quella che si va prospettando con gli astronomi i quali, ora, grazie alle clamorose scoperte della statunitense Margaret Turnbull, della Carnegie Institution di Washington, sembra che sia stato dimostrato il sogno dell’astronomo statunitense Frank Drake: le stelle di Tau Ceti e di Epsilon Eridani potrebbero avere dei pianeti. Drake è famoso per essere stato il pioniere della ricerca di forme di vita aliena e per aver teorizzato la probabilità che esistano pianeti simili alla Terra intorno ad altre stelle. Ma è certamente più famoso per avere realizzato il Progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), ovvero il primo programma di radioastronomia per individuare eventuali segnali artificiali provenienti dalla spazio profondo.

La Turnbull ha realizzato quasi interamente il sogno della vita di Frank Drake, in quanto ha dimostrato che le due stelle suddette fanno parte di un pacchetto di dieci stelle che sono fra le più indiziate a rivelarsi del tutto simili al nostro sistema solare e che, quindi, potrebbero avere pianeti in grado di ospitare la vita. ha inoltre scoperto che in una distanza compresa fra i 4,5 ed i 42 anni luce dalla Terra, esistono almeno 10 sistemi stellari che potrebbero avere fra i loro sistemi orbitali dei pianeti del tutto simili alla Terra, ovvero potrebbero avere dei “Mondi abitabili“, da lei stessa definiti “Habitable Stars” o “Habstars“. I suoi lavori sono stati presentati a febbraio del 2006, al Congresso dell’Associazione Americana per l’Avanzamento delle Scienze (AAAS), svoltosi a St Louis, negli USA. Ovviamente, risulta chiaro a tutti che stiamo parlando di distanze enormi per noi terrestri: l’anno-luce è la distanza che la luce riesce a compiere in un anno ed è uguale esattamente a 9.460,5 miliardi di km. Infine, la Turnbull ha prima escluso a priori la difficilissima strada della scoperta di pianeti impossibili da osservare in maniera diretta, quindi ha individuato le stelle più simili al nostro Sole, secondo quattro parametri: 1) anzianità, 2) dimensioni, 3) composizione, 4) stadio evolutivo.

CARATTERISTICHE DEI MONDI ABITABILI

Le stelle individuate a base dei sistemi solari non sono tutte uguali al nostro Sole e nemmeno vi assomigliano del tutto, ma presentano caratteristiche generali tali da poterle definire «simili o sorelle».

1) Anzianità – Affinché un mondo sia abitabile deve esistere da almeno 3 miliardi di anni; questo è il tempo minimo necessario alla Natura per far aggregare materia la quale, poi, potrà dar luogo alla formazione di pianeti sui quali, successivamente, potrebbero svilupparsi adeguate condizioni per la nascita della vita, ad iniziare dalla presenza di acqua.
2) Dimensioni – La stella con una massa superiore di una volta e mezzo il Sole tende a non vivere abbastanza per produrre zone abitabili.
3) Composizione – Deve contenere metalli nella misura di almeno il 50% di quelli contenuti nel Sole. La presenza di metalli è altamente significativa perché se sono nella stella lo erano anche nella nube che l’ha originata; inoltre, la presenza di metalli aumenta in modo significativo la probabilità della presenza di pianeti in quel sistema solare, ovvero di un sistema orbitante.
4) Stadio evolutivo – La stella deve trovarsi al culmine di un preciso processo di evoluzione: ovvero deve disporre ancora di un segmento di tempo della sua vita così lungo da consentire il formarsi di pianeti. Riguardo al processo evolutivo, ella ha specificato che la stella non può essere né una gigante rossa né una nana bianca. La stella gigante rossa è grande decine di volte il nostro Sole, ha una temperatura superficiale bassa che le conferisce l’omonima colorazione e rappresenta l’evoluzione finale di una stella simile al Sole.
Il destino della gigante rossa è quello di collassare in una nebulosa planetaria prima e in una stella nana bianca poi. La stella nana bianca è molto compatta, è assai calda, è priva di reazioni nucleari e può vivere fino a 15 miliardi di anni. Essa si forma quando una stella simile al nostro Sole, giunta al termine della sua esistenza, collassa: ciò avviene poiché essa non è più sostenuta dalla pressione che è generata da una reazione di fusione nucleare nella regione centrale. Essa va così incontro ad una morte lenta che la porta a raffreddarsi sempre più e a trasformarsi in una nana nera: questa sarà la fine del nostro Sole… ma fra miliardi di anni, però!

LA FINE DEL NOSTRO SOLE

Il nostro Sole durerà così almeno altri 4 o 5 miliardi di anni e quando non avrà più idrogeno da bruciare si raffredderà in un tempo di almeno un altro miliardo di anni. Durante tale fase, esso passerà attraverso varie tappe:
1) – la temperatura superficiale di 6.000° si dimezzerà;
2) – il colore passerà dal giallo al rosso;
3) – la dimensione aumenterà di centinaia di volte, diventando una gigantesca palla rossa come Betelgeuse;
4) – si staccherà il gas delle parti periferiche, il quale poi prenderà la forma di un ammasso nuvoloso o nebulosa planetaria che sarà sospinto dal vento energetico fino alla sua più completa dissoluzione nello spazio;
5) – la parte più interna e più densa del Sole emetterà allora una luce bianca, quasi incandescente;
6) – la sua grandezza diminuirà fino a raggiungere una dimensione simile a quella della Terra ma aumenterà enormemente nella densità: si ipotizza fino ad una tonnellata per ogni centimetro cubo;
7) – a questo punto del processo di raffreddamento, il Sole diventerà una nana bianca la quale, avendo esaurito tutto il proprio combustibile, assumerà una colorazione sempre più scura fino a quando non sarà più visibile e diventerà una nana nera.
Si pensa che nella sola nostra galassia (Via Lattea) vi siano già dieci miliardi di nane bianche in attesa di trasformarsi in oggetti celesti invisibili.

LA TOP TEN DEI MONDI ABITABILI

1) – HD 10307 dista poco più di 42 anni luce, ha un contenuto di metalli pari alla metà di quello del Sole ma è leggermente meno calda.
2) – HD 10307 dista 42 anni luce ed ha la massa, la temperatura e la composizione metallica del nostro Sole.
3) – Beta CVN dista 26 anni luce e si trova nella costellazione dei Cani da caccia (Canes Venatici).
4) – Omicron Eridani dista 16 anni luce ed è una nana arancione quasi coeva del Sole.
5) – Epsilon Indi A dista 11,8 anni luce, si trova nella costellazione dell’Indiano (Indus) ed ha una luminosità dieci volte inferiore a quella del Sole.
6) – Epsilon Eridani dista 10,5 anni luce, si trova nella costellazione del fiume Eridano (Eridanus) ed è più piccola e meno calda del Sole.
7) – 18 Scorpii si trova nella costellazione dello Scorpione, ha solo 300 milioni di anni meno del Sole, possiede un movimento di rotazione leggermente più veloce e, logicamente, è più calda.
8) – 51 Pegasus è diventata famosa già nel lontano 1995 perché attorno ad essa venne scoperto il primo pianeta extrasolare simile a Giove ma ora si è abbastanza dell’idea che ve ne possano essere anche altri.
9) – Tau Ceti possiede una luminosità uguale a quella solare e se è pur vero che è povera di metalli ha un’età che potrebbe aver reso possibile la formazione di pianeti.
10) – Alpha Centauri B dista 4,35 anni luce ed è la stella che potrebbe offrire condizioni simili a quelle terrestri.
L’astronoma ha poi concluso il suo intervento davanti ai colleghi congressisti con parole che, per noi ufologi, sono davvero stupende: « Questi sono i luoghi dove vorrei vivere se Dio mi avesse messo su un altro pianeta ».